La Corte Nazionale ha confermato la sua intenzione di annullare il provvedimento che mirava a vietare l’uso dell’app di messaggistica in Spagna. Il giudice Santiago Pedraz ha ricalcolato e sottolineato in un nuovo documento che si trattava di una “misura eccessiva e sproporzionata”.
La decisione del giudice dell’Audiencia Nacional arriva poche ore dopo aver dichiarato di voler sospendere temporaneamente il blocco e aver richiesto una relazione al Commissario generale dell’informazione della Polizia nazionale per chiarire l’impatto” del divieto di Telegram in Spagna. A seguito della relazione, Pedraz ha concluso che “è stato stabilito un fatto notorio che l’investigatore non può ignorare e che è il possibile impatto di un’eventuale sospensione su più utenti“.
Un’altra ragione per cui il giudice ha deciso di sospendere definitivamente il blocco di Telegram è “l’impatto economico che la sospensione cautelare avrebbe sulle società o imprese che svolgono gran parte della loro attività di comunicazione attraverso questa piattaforma, in quanto la considerano un canale affidabile e sicuro contro interventi indesiderati”.
Pedraz ritiene inoltre che il blocco di Telegram non sia fattibile, vista la facilità con cui gli utenti possono aggirarlo. “La misura non sarebbe adatta perché gli utenti potrebbero usare una VPN o un proxy per accedere a Telegram”, ha detto.
Perché Telegram sarebbe stato bloccato in Spagna
L’intenzione della Audiencia Nacional di bloccare Telegram è iniziata il 22 marzodopo che Mediaset España, Atresmedia, Movistar Plus ed EGEDA, l’organizzazione di gestione dei diritti dei produttori audiovisivi, hanno denunciato che l’applicazione di messaggistica violava il diritto d’autore permettendo la diffusione dei loro contenuti. In particolare, i contenuti audiovisivi condivisi attraverso i diversi gruppi e canali.
Ora, l’Audiencia Nacional lascia la questione nelle mani della Commissione europea di verificare se Telegram è conforme al Digital Services Act (DSA) e al Digital Markets Act (DMA), affermando che “dovranno rispondere del punto di contatto in Europa al fine, come nel caso in questione, di richiedere loro le informazioni precise”.